Sabato 29 aprile p.v., dalle ore 10:10 alle ore 12.10, nell’Aula magna “A. Moro” della sede centrale, nell’ambito del progetto “Incontro con l’Autore”, il Dirigente Scolastico, Prof. Francesco Urso, accoglierà Delio De Martino, autore del libro “La variante omega”. Presenterà il libro il giornalista e scrittore Raffaele Nigro.
Parteciperanno all’incontro gli studenti delle classi 1^BC, 3^BC e 4^AC.
L’autore converserà con la prof.ssa Pieranna Terzi.
Gli studenti eseguiranno letture drammatizzate.
Esercizi di recensione…
La variante omega di Delio De Martino
“Giovane che osserva il mondo dalle colline toscane e aspetta che passi il malanno, ma sempre più consapevole che la pandemia morale, non passerà e che è morto il tempo ideale degli amori delicati, della stima e del rispetto tra gli umani e che l’isola volante è sempre più un’isola che non c’è”. Oserei rappresentare tutto il libro di Delio De Martino, La variante omega, pubblicato nel gennaio 2023, con questa frase, perché penso che spieghi in breve tutto ciò che i protagonisti percepiscono scrivendo il personale vissuto. Inoltre, rispecchia alla perfezione i miei pensieri di quando tutto il mondo era intrappolato nelle proprie case per sfuggire al Coronavirus.
Ma del resto, questa, è una piccola frase di tante altre frasi in cui mi rispecchio.
Questo libro, una variante del Decameron di Boccaccio, lo considero un capolavoro che tocca il cuore e fa rivivere, racconto dopo racconto, il lockdown e tutto l’inferno che abbiamo affrontato: dal coprifuoco al contagio, dagli amori ormai persi al non poter giocare più a calcio, dalla Madonna dei sette veli alla dettagliata descrizione di una tartaruga, come se il protagonista volesse imprimere nella sua mente una piccola parte del mondo, per poi poterla portare a casa. È ciò mi ha fatto riflettere. Quando si capisce di non poter più stare a contatto fisico con il mondo, si capisce l’importanza che ha anche solo annusare un fiore o guardare il mare. E quando si capisce di non poter più vivere i momenti trascorsi, si passa il tempo a catturare ogni secondo di vita fuori casa, la stessa casa che era diventata ormai una prigionia durante il lockdown.
Ciò che rende più interessante il libro è la principale caratteristica, ossia la presenza di un pizzico di classicismo in ogni capitolo.
La scrittura è semplice, quindi facilmente comprensibile.
Ma le similitudini e le metafore sono ciò che ho amato di più di questo libro: il virus rappresentato come una grande palla piena di lamette taglienti che colpiscono il protagonista ferendolo; la pioggia interpretata come il rumore di una vita perfetta; il mito dell’amore di Platone e la punizione data da Zeus agli uomini come prova da superare durante il lockdown, durante il quale le coppie capiscono se amarsi o lasciarsi. E, infine, l’Inferno di Dante nell’attualità, parodiato in modo audace e comico.
Consiglio la lettura di questo libro perché, come me, tutti abbiamo bisogno di rivivere ciò che è stato patito, non allo scopo di rivivere nuovamente quelle sensazioni, ma per rendere vivo quel ricordo dentro di noi e prendere consapevolezza dell’immensa fortuna che abbiamo avuto nell’essere riusciti a sopravvivere a quel periodo buio.
Aurora Giuri, 1BC
Solo per chi sa ascoltare…
Πανδήμιος. In tutto il popolo. Uno schieramento oplitico verso un unico nemico. Che dal covid 19 si siano diramate solo mille sue sfaccettature? Sì, ma è andato ben oltre la medicina.
La pandemia è scappata via dagli ospedali, ha sconfitto ogni farmaco che volesse ucciderla, ha attraversato città, nazioni, continenti e si è insinuata in noi. Adesso non vuole più andare via.
Perché? Perché una pandemia morale non si può sconfiggere iniettando una sostanza creata in laboratorio.
L’antidoto? La ricerca dell’antidoto ce la racconta Delio De Martino, giornalista-pubblicista, ricercatore via via presso le università di Bari, Valencia, e ora Foggia e oggi professore anche presso l’università “Italian University Line” di Firenze, in un suo libro, La variante omega, ambientato in una notte illuminata dal faro della vita, che indicava ai pescatori di pensieri il luogo giusto in cui attraccare la navicella del loro ingegno. Un luogo desolato in quel tempo, oscuro, che alcuni ragazzi, però, hanno cercato di sfidare, riportando in vita Giovanni Boccaccio e facendo rivivere al suo Decameron un’altra pandemia, in chiave moderna.
15 ragazzi nel 2020, 10 nel 1348. Entrambi un unico scopo: dimenticare ciò che stavano vivendo; sfidare il virus, sfidare le norme, l’infrazione più magica e pericolosa per quel tempo… Ma lo dice anche Nietzsche che “senza una certa dose di incoscienza non vi è felicità”. La prova che l’unico modo per svagarsi rimane sempre lo stesso, anche dopo 675 anni: chiudersi in una casa, le cui porte eran diventate ormai di fuoco, come Termopili che schermavano il virus.
Raccontarsi, vivere una notte in una realtà più fuggevole dei sogni stessi, mentre fuori, il virus, simile a granelli di neve o di polvere, agli atomi descritti da Lucrezio nel suo De rerum natura camminava per le strade deserte, mentre le volanti della polizia viaggiavano veloci come la barca di Flegiàs sullo Stige. Rapide come la felicità.
Alessandro ed il suo “Bacio spezzato”; un appuntamento al bar, mentre il sole accarezzava, tramontando, il biondo dei suoi capelli, mentre il virus si avvicinava alla velocità aritmetica della morte. Un bacio… quello di cui cantava Catullo, quello tra Paolo e Francesca, diventato quasi impossibile ed utopico.
Mario e le parole mai dette, bloccate in gola, alla vista dell’unico amore che credeva immortale, di cui rimanevano solo manciate di pixel sullo schermo del suo computer; un amore che avrebbe voluto vivere di più, a cui avrebbe voluto chiedere di più, ancora, per un’ultima volta; se solo avesse saputo che quello sarebbe stato il suo “Ultimo sorriso”, prima che il coronavirus glielo strappasse via.
Luigi… Un’auto misteriosa sotto casa sua, il citofono che continuava a suonare imperterrito chiedendogli di scendere; il suo primo pensiero, prendere quella foto che rappresentava il suo ultimo ricordo felice e riporla nel suo libro preferito, l’Inferno, in corrispondenza di un paio di versi che rappresentavano la summa della sua vita, mentre con l’ascensore dei ricordi, tra i demoni infernali del passato, attraversava i 9 gironi che dividevano il suo appartamento dal pian terreno. E lì, in quella vettura, riuscì quasi a scorgere un uomo che gli sussurrava “Non lasciate ogni speranza”.
Filippa ed il suo vivere a metà. L’anima gemella… che cos’è se non la nostra metà mancante. Platone l’aveva già spiegato anni prima, con i suoi androgini… Esseri superbi, divisi in due da Zeus e destinati a cercarsi per tutta la vita e a sfuggire come il mercurio uscito dal termometro; eppure, il virus di Eros, aveva cercato di farle ricongiungere, come se volesse mettere alla prova gli effetti delle sue frecce. La solitudine di un amore andato ormai via; la speranza di aver vinto e aver reso vinto Zeus. E poi, rendersi conto di come l’affetto di chi fino a quel momento avevamo sottovalutato sia migliore di mille altri: Nike, una nuvola di pelo. Così, all’improvviso, come un vero e proprio “Lampo di Nike”.
Donato, il suo sogno di poter rincorrere un pallone per tutta la vita, in giro per il mondo, ma un bivio: l’università o il calcio? Eppure, pur scegliendo, portò la sua passione anche nella sua tesi di laurea, come se a raccontarla nel grande giorno fosse stato proprio il suo idolo al quale, senza farlo apposta, somigliava e portava con sé sempre il suo simbolo, la “Maglia di Diego”. Dopo il coronavirus, aveva fatto del divano il suo nuovo campetto, ma la coppa del mondo l’aveva vinta un virus.
Dario… Un pacco inaspettato, lasciato sul tavolo chiuso, la curiosità di sapere cosa ci fosse all’interno. Aprirlo e scoprire di avere davanti a sé una semplice “Primula”, donata da Apollo, per volere di Afrodite al suo “Cuore” puro, che piange per il disonore causatole dall’ingerenza umana di non curarsi più della bellezza.
Il primo lockdown scoppiò il 9 marzo 2020, un mesetto prima di quel fatidico 8 aprile 1300, quando Dante si perse nella selva oscura. Ed è proprio a lui che si ispira Francesca, riscrivendo alcune delle terzine più famose in chiave moderna: il virus diventa così la fiera che il Sommo Poeta, l’umanità, cerca di sconfiggere.
Christian, ispirato da una scatola di ceci caduta sulla tavola… Il rimbombo, acustica perfetta, melodia bacchica; il ricordo di Cicerone, l’illustre oratore e di come un cece sul naso possa determinare il proprio destino.
Vincenzo, “viaggiatore intorno alla sua camera”. A bordo della Ferrari 250 testa Rossa, decide di ricreare il “Gran Turismo, ma in una stanza” e andare tra le terre dove combatté Annibale, Lucio Emilio Paolo, Pirro… Come la vittoria del coronavirus in quelle giornate.
Luca, che come tanti aveva perso il nonno ed il padre era in terapia intensiva in un quartiere di Bari, alla Fiera del Levante, che da luogo pullulante di gente durante tutto l’anno, era diventato il lazzaretto del sud, il cui “Padiglione della speranza” era attraversato da una carrozza, trasportata dai cavalli che, come monatti, portavano i malati: le proteine spike.
Stefano che, con la sua passione per l’informatica, identifica il coronavirus con “Trojan”, il virus dei computer. Probabilmente, se i social, i cellulari, non fossero esistiti, avremmo potuto parlare di lockdown del cervello. Eppure, quello schermo era diventato l’Aleph, l’unica finestra sul mondo, attraverso la quale è stato possibile continuare a fare scuola. Oramai, quando si ha paura, non si stringe più fra le mani un crocifisso, bensì un Iphone. Chissà perché proprio la mela per quella marca… La mela del peccato originale, di Newton, di Alan Turing, padre dell’informatica che durante la Seconda Guerra Mondiale decifrava i messaggi in codice dei soldati tedeschi con una macchina che sarebbe diventata il primo computer.
Maria si ispira alle mascherine, quasi le ricordassero la Madonna dei sette Veli. Quelle “tapparelle”, una volta indossate, come farsi il segno della croce prima di uscire, perché nonostante tutti i provvedimenti, il virus poteva colpire all’improvviso, come la spada di Damocle.
“Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti”. “Basta un soffio” per andare “Da Pirandello alla Madonna dei sette veli”
Dorella, laureata in filosofia, si ispira ad un fermacarte a forma di testuggine. La tartaruga, lentissima e velocissima allo stesso tempo nella favola di Esopo contro la lepre, nel paradosso di Zenone di Elea, nel quale, “L’irraggiungibile tartaruga” vince contro Achille pie’ veloce; oggetto del racconto sulla “perpetua corsa” di Borges, del gioco esopico di David Parlett, essa è metafora di una terribile condanna della vita: dover continuare a correre, arrivando sempre più vicino, ma senza raggiungerla mai.
Matteo, che nel suo racconto vuole narrare “Tutta la verità sul virus”, dopo le voci di corridoio, le fake news, gli articoli tendenziosi. La verità, nient’altro che la verità. Qualcosa che non si tradisce, alla maniera oraziana.
Leone, il fatalista del gruppo. Nel suo racconto un virus iconoclasta: una nuova variante che uccide chiunque si fermi ad osservare un’opera d’arte, “La variante omega e il contagio per immagini”. Un’assurdità. Un decreto: cancellare tutto, fare tabula rasa dei ricordi.
Era stato lungimirante Platone a rifugiarsi nel mondo delle idee.
Al termine delle storie in palio ci sarebbe stata una mela… “καλλίστῃ”, “alla più bella” ma anche anche alla storia più bella.
Ma quella notte, in quella casa, c’era solo lui, Alessandro. Protagonista di tutte le storie, era stato lui stesso a raccontarle, infiltrando in esse anche un po’ di se stesso. E con lui c’era lei, destinata poi a dissolversi sulle prime luci dell’alba, come sempre.
Cos’è la storia se non un susseguirsi cronologico degli eventi…?
Cos’è la storia se non il ricordo di ciò che è dentro di noi, passato, ma pur sempre presente, perché è lì, ci ha formati: dentro di noi c’è Platone, c’è Dante, ci sono Lucrezio, Manzoni, Schopenhauer, Nietzsche… Delio de Martino, dunque, trasferisce tutti noi in un volume, raccontando vividamente, con maestria; giocando sull’alternanza di racconto e racconti; inserendo al punto giusto citazioni, principi, passi, tratti dai grandi classici della nostra storia; realizzando, meravigliosamente e con una meravigliosa mente, la riscrittura di alcuni dei versi più noti dell’Inferno, in metrica, in endecasillabi, parlando di una realtà che ha toccato tutti e che egli trascrive in poesia.
Il covid ci ha lasciato uno slogan “Andrà tutto bene”. Continuerà ad essere davvero così? Potrà essere solo la storia a rivelarci la verità. Ma se tutto fosse già scritto, vivere non avrebbe più un senso.
Un lockdown della mente, una chiusura totale dalle attività della mente… Probabilmente quello di cui ogni tanto ciascuno di noi ha bisogno e ciò che l’autore vuole trasmetterci, assaggiando le sue pagine senza mai dimenticare.
La vita stessa è una variante… C’è chi, come il virus, riesce ad arrivare fino all’ultima lettera dell’alfabeto greco, cambiando continuamente, e chi trova molto prima il suo status quo, senza cadere nel banale errore di credere di non aver vissuto abbastanza, perché, nel caso in cui ne dovessimo aver bisogno, a farci vivere tutte le vite, a farci vedere ogni posto del mondo, ci sarà sempre un libro.
Ma il bestseller… Casualmente al mondo ve ne sono 8 miliardi circa. Tanti quanto tutti quelli che lo abitano.
Victoria Mele, 4AC