Sabato 25 febbraio si è svolta, nell’aula magna “Aldo Moro” della sede centrale, la presentazione del libro L’offesa dell’avvocato penalista Rosario Orlando. All’evento erano presenti le classi 4^A economico sociale e 5^C classico. La conversazione con l’autore è dapprima avvenuta con il preside e la prof.ssa Eletti, e la moderazione della prof.ssa Bosco. Ha poi visto vari interventi da parte degli studenti, i quali hanno interloquito con l’autore in modo vivace, sentito, compartecipato. Difatti il dialogo scaturito tra la componente studentesca e l’avvocato Orlando ha retto su una molteplicità di argomenti. Anzitutto sull’accertamento del reato commesso da parte dei giudici, ai fini della determinazione ed irrogazione della sanzione. L’avvocato ha successivamente esposto le diverse fasi delle quali si articola il processo penale, vale a dire: l’indagine preliminare, preceduta dalla notizia di reato, la contrapposizione tra richiesta di archiviazione e richiesta di rinvio a giudizio. Richieste entrambe avanzate dal pubblico ministero. E, in caso di approvazione della seconda, le fasi seguenti di udienza preliminare, dibattimento e sentenza.
Soffermandosi, in particolar modo, sulle indagini preliminari. Indagini che, nel libro, rivestono un ruolo tanto cruciale, giacché a partire da esse la vicenda tortuosa e martoriata, sfortunata, della sua assistita (che è la protagonista del libro) ha avuto inizio, quanto ambiguo. Ancora, ha sollecitato la riflessione su quel bene prezioso, supremo, che è la libertà personale, di quanto sovente ci appaia scontata e di come non lo sia affatto. Della facilità con cui, a causa di errori giudiziari, può venir meno. Quindi la sua inscalfibile, e per niente banale, importanza. Ne consegue la delicatezza del compito spettante ai magistrati che, pur essendo luminoso faro per chi è vittima delle tempestose acque dell’illegalità, della criminalità, della violenza, indispensabile garanzia per coloro i quali sono sottoposti ad abusi e soprusi e coercizioni, detengono nel medesimo tempo gli strumenti, le chiavi, per negare quel bene supremo del quale disponiamo noi esseri umani: la libertà. Una libertà, come emerge dalle pagine del libro, le quali trasudano in maniera dirompente e a tratti struggente, negata ad un’innocente. Da cui il maggior numero di domande proprio sul diritto di risarcimento per ingiusta detenzione, oltreché sulla custodia cautelare e sui suoi presupposti. Valutazioni spesso superficiali, da parte degli amministratori di giustizia, comportando la detenzione di persone prive di colpe, dal momento che ogni 8 ore un innocente finisce in carcere. Un dato tanto emblematico ed altisonante quanto allarmante ed inquietante, che pone un quesito, un interrogativo a questo punto diventato impellente ed inevitabile: quali misure possiamo, anzi, dobbiamo, e al più presto, adottare pe arginare tale, inaccettabile fenomeno?
Michele Perrone