Giovedì 28 aprile p.v. alle ore 10.30 il Liceo Archita ha il piacere di ospitare Luciano Violante, scrittore che ha rivestito incarichi prestigiosi (ex magistrato, politico e accademico italiano, Presidente della Camera dei deputati, Presidente della Commissione parlamentare antimafia).
L’autore converserà con il Dirigente Scolastico Prof. Francesco Urso e con il prof. Antonio Serra sul libro “ Giustizia e Mito” scritto in collaborazione con Marta Cartabia.
L’incontro sarà moderato dalla prof.ssa Vittoria Bosco.
“Giustizia e Mito”
Oggi, 28 Aprile, a Taranto, presso l’Aula Magna Aldo Moro del Liceo Archita, in occasione della ricorrenza dei 150 anni dalla nascita dello stesso, nell’ambito del Progetto “Incontro con l’Autore”, è stato presente il Presidente Luciano Violante per parlare del suo libro “Giustizia e Mito”, scritto insieme alla Ministra Marta Cartabia. Dopo l’introduzione della Prof.ssa Bosco all’ argomento trattato dal testo in oggetto e la sua disanima sul valore fondante del Mito, il Prof. Urso, Dirigente Scolastico, ha presentato il Presidente Violante sottolineando come il suo iter istituzionale non abbia bisogno di presentazioni ed il suo cursus honorum sia quello di una persona che ha sempre riconosciuto nell’altro un soggetto di
diritto. Il Presidente Violante è riuscito ad essere uomo delle istituzioni ed anche uomo di parte, quando gli eventi hanno reso necessaria una scelta di parte.
Il Dirigente Urso ha ricordato come, al momento del suo insediamento quale Presidente della Camera dei Deputati, avesse sottolineato che gli abitanti della Repubblica di Salò dovevano essere considerati a tutti gli effetti cittadini italiani manifestando in quella circostanza non la propria idea, ma quella dell’uomo delle istituzioni.
L’intervento del Prof. Antonio Serra, che ha dialogato con l’ Autore, si è concentrato sulle parole del titolo del libro “Giustizia” e “Mito” evidenziando che le vicende mitiche ripercorse, nell’ottica del diritto, dai due giuristi dovrebbero incuriosire qualunque studente. Secondo il Prof. Serra, le tragedie ed i personaggi del mito, analizzati dai giuristi, si muovono all’interno di uno spazio dove si confrontano un’ idea nuova ed un’ idea tradizionale di giustizia.
Per quanto concerne il concetto di giustizia, il Prof. Serra ha ricordato che, in un passo de La Repubblica di Platone, il filosofo tratti la giustizia come una cosa sebbene la giustizia non sia una cosa e, quindi, si pone il problema di come definirla in termini descrittivi. Ebbene, la giustizia è una opzione etica fondamentale ed ha un fine sociale. Da questa definizione, deriva il problema del confine tra diritto e dovere ovvero di quando una azione sia giusta e di quando sia buona.
Con riferimento al termine mito, il Prof. Serra ha evidenziato come sia carico di connotazioni fuorvianti e, nell’ambito del libro, rappresenti un serbatoio di modelli, di circostanze, di tematiche e di personaggi destinato a costruire un discorso sul diritto che parte dal mito delle tragedie greche ed arriva alla nostra contemporaneità.
Infatti, riprendendo alcune affermazioni del Presidente Violante, ha chiarito che il conflitto tra cittadini e norme dello stato è una costante delle società democratiche, sebbene questo conflitto abbia origini lontane nel mito.
L’intervento del Presidente Violante ha, prima di tutto, chiarito che i miti sono di tipo “fondativo” e danno origine a categorie politiche o di pensiero precisando che un mito di categoria politica è Enea che, dopo tante peripezie, dà origine a Roma. Enea è un uomo pio, che, fuggendo da Troia, porta con sé il padre, il figlio e le immagini degli dei.
Dopo questa introduzione, ha riassunto la storia di Edipo ed Antigone evidenziando le conseguenze del loro comportamenti. Laio, re di Tebe, avendo appreso da un oracolo che sarà ucciso dal figlio che avrà dalla moglie Giocastra,
decide di affidare il figlio ad un servo affinché lo uccida. Creduto morto, Edipo, ignorando la sua vera identità, uccide il padre, sposa la madre, diventa re di Tebe ed ha, dalla madre, quattro figli. Quando scopre la verità, si acceca e si allontana da Tebe. Dopo essere diventato re di Tebe, si abbatte sulla città una pestilenza ed Edipo emana un editto con il
solo fine di colpire chi ha portato, a Tebe, l’epidemia che rappresenta una punizione degli Dei. Edipo, quando scopre di essere l’assassino del padre Laio, assume delle decisioni poco prudenti e decide di farsi giustizia da sé cavandosi gli occhi ed esiliandosi da Tebe.
Nella tragedia di Edipo, la riflessione riguarda il rapporto tra la società e la giustizia. Edipo è legislatore e, contemporaneamente, giudice anche di sé stesso. La sua è una giustizia rigorosa, intransigente ed espressione di forza e potere. La legge applicata in uno Stato deve essere espressione del giusto equilibrio tra giustizia e forza in modo da garantire la sopravvivenza di una società democratica. Edipo mette in luce non solo gli errori di chi governa ma anche gli errori del sistema giudiziario.
A seguito dell’esilio del padre, i due figli di Edipo, Eteocle e Polinice, avrebbero dovuto istituire una diarchia, in cui avrebbero governato entrambi ad anni alterni. Eteocle abusa del suo potere e bandisce Polinice da Tebe. Polinice muove guerra al fratello ed entrambi muoiono. Creonte, zio dei defunti, divenuto re, ordina che solo Eteocle venga seppellito e indica Polinice come traditore della patria. Decide, inoltre, di punire con la morte chiunque non rispetti la legge e decida di seppellire il corpo di Polinice.
Antigone, contraria alla disparità di trattamento dei corpi dei due fratelli, si assume la responsabilità di seppellire Polinice andando contro la legge dello Stato che prevede di non seppellire i morti. Il contrasto di Antigone assume i connotati di natura politica quando Creonte spiega l’incompatibilità della pretesa di Antigone con il rispetto delle leggi dello Stato e con l’ordinario svolgimento della vita della polis.
Il dissenso di Antigone si fonda su un imperativo etico: la legge morale contro la legge dello Stato. Nel corso del tempo Antigone diventa la personificazione della ribellione dell’individuo contro le leggi dello Stato qualora esse siano contrarie a valori morali.
Edipo rappresenta la tensione tra colpa, errore e responsabilità, Antigone evidenzia il conflitto tra legge morale e legge positiva e Creonte incarna il contrasto tra la legge e la sua opposizione. Si tratta di dilemmi del diritto che, già presenti nella mitologia, fanno parte della nostra società contemporanea.
“Giustizia e Mito “ è un’opera che, attraverso l’analisi delle tragedie di Sofocle, “Edipo re” ed “Antigone”, indaga i problemi dell’attuale amministrazione della giustizia che emergono, sistematicamente, nella nostra società.
Sebbene la giustizia si sia emancipata dal suo primitivo nucleo vendicativo e sia, oggi, amministrata con garanzie cristallizzate nelle costituzioni democratiche, i cittadini lamentano errori ed evidenziano problemi.
Bisogna trarre insegnamento dal mito affinché nel rispetto delle leggi, la giustizia sia amministrata con equilibrio e ragionevolezza nella consapevolezza che debba essere una meta sempre raggiungibile per tutti i cittadini.
Fausto Lattanzi
Liceo Archita Taranto
Classe VASP
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