Accoglienza classi prime liceo classico

Sabato 30 settembre 2017, nell’ambito dell’accoglienza delle classi prime, noi ragazzi della 1^A e 1^B classico abbiamo avuto l’opportunità di visitare il museo MArTA, accompagnati rispettivamente dalla professoressa Paola Rinelli e dal prof. Giovanni Schinaia.

 

Resoconto degli studenti della classe 1A Classico

Siamo stati accolti gentilmente da due guide, Mimmo Pace e Valentina Turco, che ci hanno mostrato gli elementi fondamentali del museo che testimoniano il passaggio da un’epoca all’altra. All’entrata del museo era esposta la grande testa di Herakles. Il percorso vero e proprio ha avuto inizio dal primo piano dove era esposta una piccola statua rappresentante, probabilmente Zeus e una riproduzione della statua di Demetra.

 

 

Successivamente le guide hanno iniziato a parlare dell’evoluzione dell’uomo a partire dalla preistoria. Abbiamo notato, attraverso la visione di molte vetrine, come l’uomo nel corso del temo sia cresciuto dal punto di vista intellettuale. Ciò lo ha portato a scoprire nuovi materiali e i metodi per lavorarli. Inizialmente costruiva oggetti in pietra, rudimentali, non rifiniti, fino ad arrivare a un’età più evoluta.

 

 

In seguito siamo passati al secondo piano e qui la guida ci ha illustrato la storia di Taranto e del suo territorio dalla preistoria al periodo greco, fino all’Alto Medioevo. Nel secondo piano la guida ci ha mostrato le fasi più antiche della storia dell’insediamento in Puglia (Paleolitico e Neolitico) per giungere alla fondazione della colonia greca e alla città classica ed ellenistica. Abbiamo ripercorso la storia dei nostri antenati: gli spartani non riconosciuti in fuga dalla città di Sparta, trovarono terra fertile proprio nei pressi dell’attuale golfo di Taranto. Abbiamo potuto scoprire che Taranto è stata una meta ambita per molti anni, soprattutto per quei giovani in cerca di lavoro. Abbiamo osservato vari oggetti di uso comune, quali utensili da cucina, come lo schiaccianoci, rappresentante due mani tra le quali si metteva la noce per essere schiacciata.

 

 

In seguito abbiamo osservato i diversi reperti della sezione greco-romana, sistemati in base alla tipologia dei materiali: sculture in marmo, tombe monumentali, sculture in pietra tenera, ceramiche delle necropoli, oreficerie. Abbiamo visto le diverse maschere che venivano realizzate come portafortuna, per scacciare il malocchio. Anticamente, se ne possedeva uno in ogni casa. Subito dopo abbiamo ammirato la vasta collezione di monete ritrovate a Taranto. Inoltre, abbiamo scoperto che a Taranto c’era sicuramente più di un tempio, di uno dei quali sono rimaste solo due colonne doriche presenti in piazza Castello. In un’altra sala erano esposti dei capitelli ionici, dorici e dei crateri di uso quotidiano. Siamo poi entrati in una stanza dedicata alla tomba di un atleta il cui scheletro era esposto al suo interno, insieme ai suoi premi. Infine siamo scesi per ammirare i meravigliosi mosaici romani che probabilmente erano il pavimento di alcune domus. Successivamente abbiamo visto delle vetrine in cui erano presenti i famosi ori di Taranto. Prima di andare via abbiamo scattato una foto di gruppo davanti alla testa di Ercole per poi recarci all’uscita. Siamo tornati a casa più consapevoli della nostra storia e delle nostre origini.

 

 

Francesca Fanelli

Francesca Lanza

Francesca Spagnulo

 

Resoconto degli studenti della classe 1B Classico

Dopo la visita, gli studenti della classe 1B Classico si sono divisi in gruppi per preparare questa relazione sugli elementi e sui reperti che ci sono sembrati più significativi di questa esperienza.

La città greca: Acropoli e Necropoli, le Tombe a camera

La necropoli del III/IV secolo a.c. era l’area cimiteriale che si estendeva dove c’è attualmente la Città Nuova, che era diversa rispetto all’Acropoli (area destinata alle divinità) le cui dimensioni erano minori rispetto a quelle della Necropoli. In essa troviamo sepolture attraverso il processo di inumazione: posizione del corpo supino, disteso sul letto di una camera (derivazione del nome tombe a camera) al cui interno, vi erano: il corredo funebre (ori, anfore con olio profumato chiamate reliche) e oggetti vari per la donna come conchiglie contenenti cosmetici; orecchini, simbolo di vanità della donna (come quelli a navicella, chiamati così per la loro forma), braccialetti, diademi, cerchietti per capelli (di Opaca Saboeica) e anelli; per l’uomo armi ed anfore contenenti olio profumato e per i bambini giocattoli in terracotta, delle matrici, dei sonaglini e i Guttus che fungevano da biberon. Queste tombe erano a nucleo famigliare e per far capire che queste ultime erano piene, vi era un monumento funebre “il Naicos di via Umbria” o “l’Ipogeo delle cariatidi nel basso Salento” (donne che portavano in braccio il Fregio Ionico che rappresentava spesso scene di guerra). Un altro metodo di sepoltura fu quello dell’incinerazione (nostra Cremazione) ossia il defunto reso cenere, messo poi nelle urne. Il defunto sia nell’inumazione che nell’incinerazione aveva con sè una corona di mirto o di alloro fatta realizzare nel momento della morte.

Fabiana Mellone

Martina Insogna

Ylenia Palumbo

Antonella Fornaro

La Dea in trono

Nel 1912 viene ritrovata a Taranto, in via Duca degli Abruzzi n 73, in un pozzo profondo, la statua di una dea in trono.

Si pensava che la dea raffigurata fosse Persefone, in seguito a degli approfondimenti, venne stabilito che più probabilmente si trattava di Afrodite. La stessa sera del ritrovamento, la statua venne trafugata e per permetterle di entrare nel carro, le vennero mozzate le mani. A causa della mancanza delle mani, l’individuazione del soggetto rimane problematica.

Dopo 3 anni, nel 1915, venne acquistata sul mercato clandestino dal museo di collezione di Berlino, Altes Museum.

La statua, situata su un trono, seduta su due cuscini, è alta 1,51 m. Indossa un chitone, tunica di età greca, impreziosito da bottoni d’oro, cuciti su entrambe le braccia. Sulle sue spalle è posato l’himation, un mantello, spesso realizzato in lana di montone.

Ai piedi indossa dei sandali; quest’ultimi erano poggiati su un poggiapiedi, per accentuare la sua maestosità.

L’8 settembre 2014 la statua è stata sottoposta ad una scansione laser, per crearne una copia da esporre nel museo MArTA di Taranto

Palma Abate

Barbara Caggia

Mafalda Ianniello

 

La tomba dell’atleta

Nel 1959, in Via Genova a Taranto, è stato ritrovato un reperto archeologico risalente all’età greca classica.

Si tratta della Sepoltura dell’Atleta di Taranto. Lo scheletro, perfettamente integro, è stato ritrovato in un sarcofago, a sua volta all’interno di una struttura protettiva.

In base ad alcuni studi, l’atleta in questione aveva dai 27 ai 30 anni.

Era alto circa 1.70 metri e pesava intorno ai 70 chili.

Aveva una prestanza fisica notevole e un’alimentazione sana ed iperproteica.

Il suo corredo funerario comprendeva anche quattro anfore, dalle quali si può intuire che abbia gareggiato ad alcune discipline delle grandi gare Panatenaiche (dedicate ad Atena), quali:

-pugilato

pentathlon

-quadriga

La quarta anfora, andata completamente perduta, è stata ricostruita per completare l’allestimento museale.

L’atleta doveva possedere una certa ricchezza, dato che, per partecipare alla quadriga bisognava avere uno schiavo e quattro cavalli.

All’interno dell’anfora si trovava il premio più importante: l’olio di oliva.

Sappiamo con certezza, che, l’atleta non ha mai preso parte al Pancrazio (lotta e pugilato), poiché, non riporta danneggiamenti a livello osseo.

La sua bravura nello sport ha, probabilmente causato indirettamente la sua morte, avvenuta forse per avvelenamento.

Martina Abbate

Francesca Forleo

Aurora Bolognini.

 Gli ori di Taranto

Gli ori di Taranto sono una collezione di gioielli, tra cui: anelli, collane, orecchini e corone. Custoditi nel museo di sito MArTA a Taranto. In questi preziosi oggetti, grazie a dettagli così precisi, possiamo notare la grande maestria degli artigiani tarantini, per lo più di età ellenistica, veri e propri artisti.

Furono ritrovati: bottoni d’argento e spille, astrugari d’ossa, orecchini d’oro. Nelle vetrine possiamo osservare accessori del corredo funebre di una nobildonna tarantina di quell’epoca. Si inseriscono nella categoria di quegli oggetti legati al lusso, che però fanno parte della storia di un popolo e in questo caso di un’intera comunità. Sul capo dei defunti veniva posizionata una coroncina di cui variava il materiale della composizione in base ai diversi ceti sociali.

Ceto medio-basso: era prodotta con materiali semplici, tra cui rami d’ulivo.

Ceto alto: era prodotta con materiali preziosi tra cui l’oro. Inoltre entrambe avevano motivi floreali.

Gli ori più importanti sono le collane, e l’orecchino a navicella, uno dei simboli del museo, orecchino che probabilmente non è mai stato indossato ed è stato realizzato per la sepoltura.

Paolo Albano

Paolo Balbo

Giorgia Bettini

Paola Esposto

Francesca Pia Greco

Laura Elena Totta

Gli oggetti quotidiani

SCHIACCIANOCI

Schiaccianoci in bronzo ed oro, in forma di mani congiunte del IV a.C. Le braccia erano originariamente in legno, materiale che si è deteriorato nel tempo.

ANFORE

Servivano per il trasporto di acqua ed erano in vetro o in ceramica.

MONETE

Taranto aveva la sua moneta che conservò fin quando non dovette adottare quella romana.

ARMI QUOTIDIANE

Esse servivano per difendersi dagli animali e a volte per ammazzarli per procurarsi il cibo.

“BATTIPANNI”

Oggetto che in età contemporanea viene definito un “battitappeti” e al tempo serviva ai genitori di bambini vivaci per punirli fisicamente.

CONTENITORI DI TRUCCHI E PROFUMI

Piccoli contenitori di vetro che servivano per contenere polveri naturali ed oli profumati.

SCRIGNO

Serviva a conservare e a volte nascondere i gioielli delle donne.

RASOIO

Oggetto in pietra, con una lama affilata che serviva alle donne per depilarsi.

BOTTONI

Servivano per tenere su i vestiti.

Osservando questi oggetti si può notare la loro immanenza e la loro modernità. Sicuramente la tecnologia ha preso il sopravvento sulla società moderna ma è evidente che alcuni di questi oggetti non hanno modificato la loro destinazione, nonché il loro funzionamento. Visitando queste bellezze ci si dimentica dello spazio e del tempo. Addirittura questi stessi oggetti hanno ispirato le case di moda e il design moderno di tutto il mondo. Che dire ancora: E’ la perla della nostra città! …..

Ada Dongiovanni

Bruna Manganaro

Daniela Giannico

Abbiamo raccolto qualche impressione “a caldo”, che riportiamo nelle seguenti interviste:

Paolo A.: “E’ stata un’esperienza positiva perché ha fatto riaffiorare la mia passione storica.  È stato bello perché in futuro vorrei diventare uno storico specializzato in fonti antiche.”

Paola: “La mia impressione è stata in parte positiva. Non mi è piaciuta l’eccessiva sosta sulla tomba a camera. Infatti per me alcuni dettagli potevano essere tralasciati.”

Miriam:Per chi per la prima volta entra nel nostro fantastico museo, sicuramente questa è un’esperienza particolarmente significativa, poiché fa riflettere su quella che un tempo era la vita dei nostri avi. Mi ha affascinato il legame tra noi donne di oggi con quelle di un tempo. Mi riferisco alla femminilità, cioè all’utilizzo di ombretti e gioielli ancora ora.”

Erika: “Per me è stata un’esperienza unica. Ritornare indietro nel tempo e notare tanti particolari esclusivi che al giorno d’oggi sono stati ricopiati dai più grandi artisti. In particolare a me è piaciuto il momento degli ori e delle corone, per la loro bellezza nei minimi particolari.”

Fabiana: “Questa esperienza di sicuro la ricorderò perché ha arricchito il mio bagaglio culturale.”

Paolo B.: “Io particolarmente non ho gradito i mezzi attraverso cui la guida ci parlava – la audio-guida –  a causa della loro scomodità.”

Introduzione e interviste a cura di

Miriam Luconi

Erika Pavone